Oggi mi sono impunemente imbucata sono stata invitata ad un interessante incontro organizzato da The Talking Village per Merendineitaliane.it dal titolo
Merenda 2.0
C’erano degli esperti con cui confrontarsi e discutere i risultati di un sondaggio online sul tema (peraltro, arrivo e ripiombo nel 1999, quando ancora facevo l’assistente / studente all’università e ero in stanza con la Prof. Anna Maria Ajello)
C’erano un sacco di blogger serie, di mamme attente, e di foodblogger coi contro fiocchi.
E poi c’ero io. Così. Quasi per caso. Coi biglietti fatti a manella.
che per una volta mi sono beata nel ruolo della rispondente invece che in quello della ricercatrice, anche se poi nei brainstorming, a parte il tweet selvaggio, la seria pissssicologa del marketing che si cela bene dentro di me fa capolino.
Io, che ho dato al mondo perle come “le merendine hanno un po’ tutte lo stesso sapore” “i flauti hanno copiato la kinder brioss” (questa in polemica con maritemu, che se li compra sempre) “mettete dei video sulla filiera sul sito” e altre amenità (stavo per aggiungere anche qualcosa sulle mezze stagioni, ma è finito il tempo)
Io, che ho visto e rivisto amichette reali e virtuali…
Che ho detto al cameriere “per favore, mi dia tante verdure, come se non ci fosse un domani” e mi ha preso sul serio.
C’era pure Mustela, che dopo giorni di training tipo “tu vai a giocare al museo, io vado a fare una cosa noiosa (…mentirosa!)” sì e no che mi ha salutato e poi, quando l’ho incrociata a pranzo, mi ha detto
“Mamma, io devo mangiare il secondo, poi dopo (con dito a mulinello) vado al camion dei pom’ieri” [ciao, eh, tante care cose]
E poi dopo s’è spetasciata a terra senza proferire verbo e produrre lacrima, ben felice del zerotto sul braccio abraso
Nel corso dell’interessante dibattito, è saltata la proposta di una merenda che sia sì sana, sì golosa, ma un po’ salata.
E chi ve lo risolve il problema?
Ma Ada, ça va sans dire
Pizza con “sfrizzoli” alla romana
[dove per “sfrizzoli” si intendono frizzanti sfizi, eh, Ada? Eh?]
Diciamo anzitutto che in romanesco si chiamano “sfrizzoli” quelle pelli grasse, abbrustolite, che rimangono nella padella quando si fa lo strutto [perchè voi, nevvero, fate lo strutto a casa da sole, no?! No?! Non mi tenete il maiale al centro del salone, ora che vi siete liberate di Zombitello? Non mi dite che lo comprate! Schifose pigrone] e il cui nome in italiano è siccioli.
Ma torniamo al concetto di pelli grasse e abbrustolite immerse in una padella di strutto. Non sentite l’acquolina anche voi?
Se avete l’abitudine di preparare lo strutto in casa [che così ne avete sempre pronto a disposizione…] tirate su i siccioli senza spremerli troppo con la cucchiaia, in modo che risultino ben grassi [eh beh. Il mio amante epatologo potrebbe andare fallito, altrimenti] e lasciateli freddare.
Per una torta sufficiente a una decina di persone [perchè è talmente squisita che vi si imbucheranno a casa i cugini di terzo grado], ne potrete calcolare una quantità che entri nelle vostre due mani. Su per giù un centinaio di grammi. [che mani c’hai, Ada?!]
Avvertiamo subito [chè ve conosco, a voi] che questo genere di torta rustica va eseguita con lievito di pane e che deve assolutamente [assolutamente!] essere cotta nel forno del fornaio. [no, non nel forno a mattoni che vi ho fatto costruire in casa abbattendo il ripostiglio; proprio il forno del fornaio, il suo; imbucatevi a casa del fornaio, correte]
Premesso ciò mettete sulla tavola di cucina [sempre del fornaio. Tanto, una volta che siete là…] 750 grammi di pasta da pane, che vi fornirà lo stesso fornaio [praticamente è un esproprio proletario], 120 grammi di strutto [l’avete fatto, usatelo, no?] 100 grammi di zucchero in polvere [perchè voi usate sempre quello in blocco unico], quattro rossi d’uovo, un pizzico di sale, i 100 grammi di siccioli messi da parte [mica li avevate buttati, no?] e una corteccia grattata di limone [cretineeee! Mettete giù l’albero. Volevo dire la buccia. Letterali Inette]
Unite con la mano [una sola. L’altra legatela dietro la schiena, per evitare tentazioni] tutti gli ingredienti, e sbattete energicamente la pasta per farle prendere consistenza.
Lavoratela a lungo senza stancarvi [non osate stancarvi eh! La prima che dice “sono stanca” ricomincia da capo, e se lo dice ancora, le lego tutte e due le mani, e mescola col naso. E vediamo.] sempre sbattendola con forza contro la spianatoia [il noto metodo “impasto à la Chuck Norris]; e quando la pasta si staccherà in un sol pezzo dalla tavola e dalle mani, mettetela in una teglia di una trentina di centimetri di diametro, unta di strutto [eh. Se no come fate a finirlo, rifarlo e produrre altri sfrizzoli?]
Coprite la teglia e mettetela in luogo tiepido lasciando che la pasta lieviti per una diecina di ore [nel frattempo, conversate amabilmente col fornaio e famiglia, legati e imbavagliati poco distante]
Trascorso questo tempo, quando cioè la pasta sarà ben lievitata, fatela infornare [dal fornaio, minacciandolo con uno spiede] in forno di giusto calore [e non mi seccate con queste inezie tipo “a quanti gradi”, ve l’ho già detto]
Ora, care le mie mammeattenteduepuntozero, questa è sicuramente la merendina del nuovo millennio.
Non contiene manco un grammo di olio di palma.
la merenda debosciata 😀
Dabo ma anche io voglio incontrarti, porto la sugna giuro
Non resisto al richiamo della sugna. Anche se poi mi contengo e mangio le verdure
Ti amo. Te l’ho detto ieri?
E Ada mi è mancata. Speravo che a un certo punto ti alzassi in piedi urlando “Olio di palma??!?! Ci mettete l’olio di palma?!?! LA SUGNA CI VUOLE!!!”.
Giuro che avrei applaudito. 😀
Lo diceva sottovoce che ci vuole la sugna
senza sugna non è sano. lo sappiamo tutte!
senti. io Ada inizio a figurarmela come la vecchietta dell’horror che prepara merende per i nani che vuole ammazzare. perchè guarda che qualsiasi creatura terrestre sotto i 98 anni che mangi una cosa simile a MERENDA (vale a dire 3-4 ore dopo aver pranzato e 3-4- ore prima di cenare), può solo morire. col fegato in fiamme e la gola chiusa dallo strutto.
ecco.
però sono certa che era simpatica assai!!!
A onor del vero, Ada non dice che sia per merenda. É una torta, se la vuoi mangiare alla fine di un pranzo adesco, fai tu.
Attirerò le vostre ire, ma la pizza coi sfrizzoli è davvero buona…., il fegato farà fagotto e se ne andrà indignato ( già la cistifella mi ha mandato a cagare qualche anno fà incacchiata nera, se il fegato deciderà di seguirla amen…….) ma de qualcosa tocca pure morì… e almeno moro contenta!!!!!!W Ada
bacio
ma ci metti pure lo zucchero? Perchè a me questa cosa delle pelli di maiale abbrustolite con lo zucchero, un po’, inquieta.
I ciccioli, si chiamano ciccioli: e modestamente noi marchigiani di maiale ci intendiamo.
In tutti i sensi, oserei dire.
Carissima regionalmente limitata lettrice.
Le ricordo che io ho girato il mondo e so pure fare gli antipasti alla russa con la Wodka.
Se le dico che in italiano si chiamano siccioli, si chiamano siccioli.
Poi ogni regione dà un suo nome, ma io di queste inezie non mi curo, ho un forno a mattoni da pulire, io.
(firmato: Aduccia)
Ada, tieniti forte! http://www.treccani.it/vocabolario/sicciolo/
Gentile amica.
Non si spaventi se troverà una testa di cavallo sotto le sue lenzuola, nei prossimi giorni.
Tranquilla, chè un modo di cucinarla lo troviamo.
(…la prossima ricetta che posterò contiene una chicca da dizionario ancor migliore)
ecco dopo aver letto tutti i commenti sopra mi sono sbellicata dalle risate e mi sono pure dimenticata quello che volevo dire…..
a me capita di continuo…
ahahahha, mia madre le prepara davvero (qui in Sardegna è una ricetta tipica) ci mette le noci e l’uvetta, con lo strutto fatto in casa ovviamente 😉
Ciao e piacere di conoscerti sei molto simpatica!Lo si capisce dai tuoi post, mi ispiri allegria, grazie